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Ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala

18:44 - August 08, 2022
Notizie ID: 3487878
Iqna - Questi due versi, کلّ یوم عاشورا، کلّ ارض کربلا [Ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala], sono tra quelli più frequentemente utilizzati da molti sapienti, militanti e studiosi religiosi sciiti. Alcuni sapienti li hanno fatti risalire all’Imam Ja’far Sadiq (la pace discenda su di lui), il sesto Imam degli Sciiti Imamiti o Duodecimani

Ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala

 

La storia della frase e il suo ruolo come dottrina

 

Questi due versi, کلّ یوم عاشورا، کلّ ارض کربلا [Ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala], sono tra quelli più frequentemente utilizzati da molti sapienti, militanti e studiosi religiosi sciiti. Alcuni sapienti li hanno fatti risalire all’Imam Ja’far Sadiq (la pace discenda su di lui), il sesto Imam degli Sciiti Imamiti o Duodecimani, ma non esiste nessuna valida narrazione, o hadith, a conferma di tale affermazione. Pochi altri l’hanno attribuita ad alcuni allievi e contemporanei di questo amato Imam, ma neanche a sostegno di questa asserzione esiste alcuna prova solida.

 

Secondo l’Enciclopedia dell’Imam Husayn [Daneshnameh Imam Husayn], la frase کلّ یوم عاشورا، کلّ ارض کربلا può essere un adattamento dei versi contenuti nel poema composto dal poeta egiziano del XIII secolo Muhammad bin Sa’id Busiri. In una delle sue lunghe qasidah (poema) egli scrive: کلّ یوم و کلّ ارض لکربی فیهم کربلا و عاشورا , che può essere tradotto come: “Ogni giorno e ogni luogo, per il dolore e la tristezza per loro, è Ashura e Karbala.”[1]

 

Al di là della sua genesi, comunque, hanno fatto riferimento e interpretato questa frase molti ben noti studiosi musulmani sciiti come il martire Morteza Motahhari e Ali Shariati, ed è stata citata ed elaborata da due prominenti Imam e Guide della Rivoluzione Islamica iraniana e della Repubblica Islamica dell’Iran, l’Imam Khomeini e l’Imam Khamenei. In modo particolarmente significativo l’Imam Khomeini e l’Imam Khamenei, che sono anche due tra le più influenti Guide degli sciiti musulmani del XX° e XXI° secolo, hanno definito e messo in pratica questa espressione come una potente dottrina, in modo decisamente essenziale e con successo. Approfondiremo questo aspetto poiché potrebbe essere piuttosto illuminante nel fornire una migliore comprensione dei musulmani sciiti, della Rivoluzione Islamica iraniana, della Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran, della politica internazionale dell’Iran e della sua posizione nei confronti degli arroganti oppressori del mondo.

 

Cercheremo inoltre di gettare luce sul perché l’espressione induca “attacchi di panico” tra le entità più profondamente oppressive e corrotte, come il regime britannico, tanto da far loro investire risorse significative su “eruditi religiosi” pagati per ri-scrive la storia e offrire interpretazioni assolutamente compromettenti di questa espressione.

 

Durante i primi giorni della Rivoluzione Islamica dell’Iran l’Imam Khomeyni spiegò in uno dei suoi discorsi [2]:

 

Questa espressione ‘Ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala’, è davvero una frase importante ma incompresa dai più. Essi credono che significhi che dobbiamo piangere e lamentarci ogni giorno, ma il suo vero significato è piuttosto differente. Cosa è avvenuto Karbala? Quale ruolo svolge la terra di Karbala nel giorno di Ashura? Un manipolo di uomini giunse a Karbala e si sollevò contro le ingiustizie di Yazid. Essi si ribellarono contro il governante e imperatore tiranno del loro tempo, sacrificarono loro stessi e vennero uccisi ma non accettarono l’ingiustizia e sconfissero Yazid. Ogni luogo e ogni giorno devono essere come questi. Ogni giorno la nostra nazione deve comprendere che anche oggi è Ashura e dobbiamo sollevarci contro l’ingiustizia; che questo stesso luogo è Karbala e dobbiamo rendere questo posto, proprio qui, una Karbala. Essa non è ristretta ad una terra né a una specifica persona. La storia di Karbala non è ristretta a un gruppo di una settantina di persone e alla terra di Karbala. Tutti i luoghi devono svolgere questo ruolo e tutti i giorni bisogna adempiere a tale responsabilità.”

 

In questo discorso l’Imam Khomeyni universalizzò il giorno di Ashura e la terra di Karbala. Egli definì Ashura e Karbala estraendole da un tempo e luogo specifico per estenderle a tutti i tempi e a tutti i luoghi, ricordando ai musulmani in generale e agli sciiti in particolare le loro continue responsabilità e il dovere di sollevarsi contro la falsità e l’ingiustizia, come fece l’Imam Husayn, in ogni luogo e in ogni momento.

 

Un riferimento più diretto venne fatto in occasione dell’evento del 17 di Shahrivar. Il 17 di Shahrivar del 1357 dell’anno solare persiano [corrispondente al 1978 d.C.] fu il giorno in cui migliaia di dimostranti pacifici e disarmati erano confluiti nella Piazza Jaleh a Teheran, successivamente rinominata Piazza dei Martiri (Meidune Shohada), da ogni direzione. Una volta che la folla aveva colmato la piazza, le maggiori strade e vicoli adiacenti vennero bloccati dalle forze militari dello Shah. In pochi minuti gli agenti dello Shah aprirono pesantemente il fuoco su uomini, donne, bambini, giovani e anziani. Un massacro di massa. “Fiumi di sangue” iniziarono a sgorgare ovunque. Era la prima volta dall’inizio della rivolta che il regime Pahlavi apriva il fuoco sulle masse. Questo giorno divenne noto come il “Venerdì nero”.

 

 

In un potente discorso tenuto in occasione del massacro del 17 di Shahrivar nella Piazza dei Martiri l’Imam Khomeyni fece ancora un chiaro e preciso riferimento ad Ashura e Karbala. Nel suo discorso [3], egli descrisse l’evento come segue:

 

L’amaro ricordo del 17 di Shahrivar del 1357 (1978) e dei giorni di grande difficoltà di cui è stata testimone la Ummah portavano in sé il dolce frutto del rovesciamento dei palazzi della tirannia e dell’arroganza e la loro sostituzione con lo stendardo della Repubblica della Giustizia Islamica. Non dovrebbe quindi l’ordine istruttivo ‘Ogni giorno è Ashura e ogni luogo è Karbala’ servire come modello per la Ummah Islamica? Un sollevamento popolare ogni giorno e in ogni luogo. Ashura fu il sollevamento di coloro che cercavano la giustizia, pochi numericamente ma dotati di grande fede e amore, contro i tiranni dei palazzi e gli arroganti saccheggiatori. E quest’ordine dovrebbe costituire un programma di vita ogni giorno e in ogni terra. I giorni che sono trascorsi erano riproposizioni di Ashura. E le piazze, le strade, le vie secondarie e i vicoli in cui è stato versato il sangue dei figli dell’Islam erano riproposizioni di Karbala. E questo ordine istruttivo comprende sia un dovere che una buona novella. E’ un dovere perché gli oppressi, anche se pochi di numero, hanno una responsabilità: il dovere di ribellarsi come il Principe dei Martiri [l’Imam Husayn] contro i poteri arroganti, qualunque sia il tipo di equipaggiamento, armamento e grande potere satanico in loro possesso. Ed è una buona notizia perché i nostri martiri vengono annoverati nello stesso livello e fila dei martiri di Karbala. La buona notizia del martirio quale chiave della vittoria. Il 17 Shahrivar è la riproposizione di Ashura, Piazza dei Martiri è la riproposizione di Karbala, i nostri martiri sono la riproposizione dei martiri di Karbala, e i nostri nemici sono la riproposizione di Yazid e dei suoi compagni. Karbala ha distrutto con il sangue il palazzo dell’ingiustizia e la nostra Karbala ha distrutto il palazzo del dominio satanico. Adesso è arrivato il momento per noi, che siamo gli eredi di questo sangue e dei giovani e dei martiri, di non rimanere seduti ma di sforzarci di portare a compimento il loro sacrificio con incrollabile volontà e la mano ferma. E’ tempo per noi di seppellire sotto i piedi dei Martiri della Virtù i resti di quel regime tiranno e dei cospiratori dell’ingiustizia legati all’Oriente e all’Occidente”. (Pag. 445-446)

 

Questo discorso è stato il più chiaro e deciso con cui l’Imam Khomeyni ha collegato direttamente gli eventi della Rivoluzione Islamica dell’Iran agli eventi di Ashura e Karbala. Un sublime e notevole aspetto che venne sollevato nel discorso dell’Imam Khomeyni fu questo punto: “gli oppressi, anche se fossero pochi di numero, hanno la responsabilità di sollevarsi contro i poteri arroganti, anche se questi godessero di ogni tipo di equipaggiamento, armamenti e grande potere satanico.”

 

L’importanza di questo aspetto chiave può essere compresa e apprezzata soltanto quando riflettiamo sul fatto che una nazione come l’Iran non ha né “le forze armate più potenti del mondo”, né “la più potente economia” mondiale, né possiede la più popolosa nazione del pianeta da avere molte vite da sacrificare quando necessario per difendere i palestinesi, i siriani, gli yemeniti, gli iracheni, i venezuelani e tutti gli altri in ogni modo possibile.  

 

Questo spiega anche come l’Iran abbia avuto la forza di volontà di prendere il controllo del “covo di spie” degli Stati Uniti che operava sotto copertura di ambasciata a Teheran (1979) e arrestare e trattenere 52 agenti di spionaggio per 444 giorni. Chiarisce come l’Iran sia riuscito a combattere una guerra di otto anni da solo (con l’eccezione dell’aiuto siriano) a mani quasi vuote e sotto ogni tipo di sanzioni contro un regime (quello di Saddam) che godeva del sostegno di tutti i governi potenti del mondo di quel tempo (1980-1988). Espone l’esplosione della SS Bridgeton (1987), la sconfitta di Israele e delle potenze mondiali nella guerra dei 33 giorni per mano delle forze Hezbollah (2006), la cattura dei militari inglesi nel Golfo Persico (2006), la cattura del drone americano RQ-170 (2011), la resistenza siriana (dal 2011 ad oggi), la resistenza yemenita (dal 2015 ad oggi), la cattura dei marinai americani nel 2016, la distruzione del drone americano RQ-4 Global Hawk (2019), l’attacco con missili balistici alla base militare americana di Ayn al-Asad in Iraq (2020) e l’invio di navi petrolifere in Venezuela (2020), solo per citare qualche esempio.

 

 

Anche il successore dell’Imam Khomeyni, l’attuale Guida della Repubblica Islamica l’Imam Khamenei, ha interpretato l’espressione con la stessa visione del mondo. La sua più completa spiegazione e filosofia della frase può essere rinvenuta in una delle sue opere intitolata “Quattro discorsi: chiarimenti sulle circostanze, le cause e le conseguenze dell’evento di Ashura” [4]. Qui, comunque, vorrei riportare un breve passo tratto da uno dei suoi discorsi nei quali troviamo una lettura molto coincisa e precisa:

 

Dire ‘Ogni giorno è Ashura ogni luogo è Karbala’ significa che nonostante il trascorrere del tempo negli avvenimenti della vita, per quanto riguarda l’umanità, le verità della creazione rimangono intatte. Se in ogni epoca l’umanità, che ha un ruolo da svolgere, adempie a questo ruolo nel momento giusto, esattamente quando deve essere compiuto, allora ogni cosa verrà rettificata. Le nazioni cresceranno e raggiungeranno l’eccellenza. L’umanità crescerà.” [5]

 

Quando vi è ingiustizia il ruolo che ogni essere umano deve svolgere è quello di rimuoverla ora, non successivamente. Non quando è conveniente ma quando è necessario. Non soltanto nei luoghi dove è politicamente corretto e materialmente vantaggioso ma ovunque sia giusto farlo. Non solo quando e dove non comporta sacrifici ma quando e dove comporta la perdita di ogni cosa materiale.

 

Un altro grande sapiente musulmano sciita, il martire Morteza Motahhari, che venne ucciso nel maggio del 1979 da agenti di un’organizzazione terroristica subito dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica, elabora la frase in questo modo:

 

Quando diciamo che i profeti sono vittoriosi, non intendiamo una vittoria militare. Se guardiamo alla battaglia tra Husayn ibn Ali (la pace discenda su di lui) e l’esercito di Yazid e Ibn Ziyad da una prospettiva militare, allora da un punto di vista superficiale e apparente l’Imam Husayn venne sconfitto ed essi vinsero. Ma se guardiamo all’essenza della questione, che è quella intellettuale e del credo, cioè che il sistema di Yazid era il simbolo di un movimento che voleva distruggere la vera essenza della dottrina islamica e l’Imam Husayn combatté per ravvivare questa dottrina, in questo caso dobbiamo esaminare se l’Imam Husayn ha raggiunto il suo obiettivo o no. E’ stato capace di ravvivare una determinata visione del mondo o meno? Noi vediamo che poté. Sono milletrecento anni che questo movimento ogni anno raggiunge una nuova vittoria. Cioè ogni anno Ashura è Ashura. E il significato di ‘ogni giorno è Ashura’ è incarnato dal fatto che ogni giorno, nel nome dell’Imam Husayn, vi è una lotta contro l’ingiustizia e la falsità, e ogni giorno una verità e una giustizia vengono ravvivate. Questa è vittoria. Quale vittoria può essere più grande di questa? Gli Yazid e gli Ibn Ziyad scompaiono ma gli Husayn, gli Abbas e le Zaynab rimangono. Rimangono ovviamente come idee e non come persone. Rimangono come guardiani e governanti delle loro comunità. Si, quelli che erano lì sono morti. Ma questi sono vivi e rimangono eterni.” [6]

 

Il martire Motahhari valorizza l’espressione di questa resistenza che dura da più di un millennio non solo come visione del mondo ma come stile e scelta di vita. Un altro noto pensatore e sociologo musulmano sciita, Ali Shariati, definisce la frase collegandola alla scuola dell’Intizar, o Attesa per la parusia dell’Imam Mahdi (che Iddio ne affretti l’avvento) alla fine dei tempi in modo semplice ma con sfumature sociali e psicologiche:

 

 

Cosa significa ‘ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala’? Non vuol dire che ovunque ci troviamo dobbiamo recitare la ziyarat Ashura [una invocazione dedicata al martirio dell’Imam Husayn, ndt]! E’ attendere. La filosofia dell’Attesa significa una filosofia per la quale un pensatore e intellettuale che cerca la giustizia, senza alcuna importanza per le circostanze, non rimane afflitto da sfiducia e disperazione storica e filosofica. Non esistono genti o gruppi come gli Sciiti e nessuna scuola di pensiero come quella sciita che combatterebbe per milletrecento, millequattrocento anni; tutti i loro capi sono stati assassinati, avvelenati, imprigionati, uccisi e tutti i loro movimenti sono stati schiacciati. Ma non si sono mai sottomessi alla disperazione! Perché e quale fattore ha mantenuto questi credenti convinti, credenti e speranzosi nonostante continui periodi costellati da battute di arresto, difficoltà e avversità?! Il credo nell’inevitabilità della storia basata sulla filosofia dell’Attesa!

 

Cosa intende un essere umano con l’attesa? Guardatela in questo modo. Se voi siete in casa e attendete un ospite, o se un’unità militare che attende un’ispezione, una chiamata alle armi, un annuncio di guerra o l’arrivo di un comandante, o se una città attende l’arrivo di una persona importante, se qualcuno che attende l’arrivo di un ospite o di un amico, ogni tipo di attesa che esaminate attesta che essa significa essere preparati e pronti. Non significa essere pigri e addormentati! Attesa significa essere pronti, equipaggiati e responsabili. Quindi la filosofia dell’attesa è credere nell’inevitabilità della storia ed essere rassicurati, in tutte le circostanze, che sollevarsi per la giustizia e vendicare il sangue innocente versato deve avvenire in ogni tempo. Si tratta della battaglia che dall’inizio della storia è proseguita, mano per mano, da un Profeta di Dio ad un altro, da un Imam sciita ad un altro. Questa battaglia, generazione dopo generazione, si pone e ripropone davanti a ogni singola persona. E nonostante tutte le condizioni disperate, questo stendardo sarà sicuramente vittorioso in futuro!” [7]

 

Shariati indica un legame storico e indissolubile tra tutti i Profeti di Dio, Imam e veri credenti lungo ogni tempo e luogo alla Parusia del Mahdi (che Iddio ne affretti la manifestazione). E’ utile aprire una parentesi qui e fare un’importante nota: la stessa idea che il musulmano sciita imamita debba sempre valutare il proprio tempo e luogo quotidianamente e vedere dove si trova rispetto alla sua opposizione alle ingiustizie, e allo stesso tempo prendere le misure necessarie per un’opera di rettificazione e riforma in vista della venuta dell’Imam Mahdi (aj), definisce la sua Attesa. Questo approccio è in netto contrasto con le nozioni di attesa passiva di un Salvatore o che invitano a favorire la creazione di caos e disordine per accelerare la fine dei tempi, un approccio che inevitabilmente aiuta e favorisce gli oppressori corrotti di ogni tempo e luogo. Chiusa la parentesi.

 

Nel concludere questo articolo vorrei includere con un video di Maddahi (poesia religiosa) riguardo l’Imam Husayn (as) di Meysam Motiee (https://www.youtube.com/watch?v=NUWUmOUu37c) in cui egli ha unito molteplici concetti chiave discussi nell’articolo in un unico testo lirico. Poiché i sottotitoli del video sono in arabo, traduco il testo della lirica di seguito:

 

 

Il capo e la guida è Husayn

 

La serenità dei cuori è Husayn

 

Il bisbiglio dei suoi innamorati devoti

 

Non è altro che ‘Ya Husayn’.

 

Non ho altro pensiero o ricordo oltre il tuo,

 

la mia vita, le mie proprietà e i miei figli siano sacrificati per te.

 

Nell’ascoltare il triste racconto del tuo massacro,

 

le nostre lacrime scendono come pioggia.

 

Addolorati in queste notti,

 

ti piangiamo insieme ai martiri.

 

Le nostre lacrime narrano dell’Eufrate,

 

il nostro Imam è colui la cui morte fa sgorgare lacrime (Qati’ul Abarat).

 

Noi rimarremo con la nostra Guida,

 

[poiché] il nostro zelo proviene da Ashura.

 

O innamorati! Bismillah!

 

La strada che conduce ad al-Quds (Gerusalemme) passa per Karbala!

 

Nel campo di battaglia non abbandonerò la mia Guida

 

Il mio capo e la mia Guida è Seyyed Ali [Khamenei].

 

Ogni giorno è Ashura

 

Ogni luogo è Karbala

 

O erede del sangue di Husayn!

 

O Mahdi figlio di Zahra, vieni!

 

Difensore degli oppressi, quando verrai?

 

O Prova di Dio, vieni presto!

 

 

 

NOTE

 

[1] Muhammadi Rayshahri M., Daneshnameh Imam Hussain (Aleyhi-Salaam) secondo il Corano, gli Hadith e la storia. In persiano, Vol. 6, Page 89. Copia digitale disponibile online: http://lib.eshia.ir/27254/6/89

 

[2] Ruhullah Khomeini, Sahifeh-ye Noor, Vol. 10, Pag. 122. In persiano, disponibile online: https://farsi.rouhollah.ir/library/sahifeh-imam-khomeini/vol/10/page/122

 

[3] Ruhullah Khomeini, Sahifeh-ye Noor, Vol. 9, Pag. 445-446. Disponibile online: https://farsi.rouhollah.ir/library/sahifeh-imam-khomeini/vol/9/page/445

 

[4] Seyyed Ali Khamenei, Quattro discorsi: chiarimento sulle circostanze, le cause e le conseguenze dell’evento di Ashura. In persiano, Institute for Cultural Research in the Islamic Revolution, the Office of Preservation and Publication of Ayatullah Ali Khamenei’s Works, Enghlab Islami Publication, Tehran, Iran. Book ID#: 978-964-2951-55-0.

 

[5] Discorso dell’Imam Khamenei durante la cerimonia con gli studenti dell’Università Imam Husayn (as) il 26 Farvardin 1388 (2009). Disponibile online in persiano: https://www.leader.ir/fa/speech/5172

 

[6] Martire Morteza Mottahari, “La battaglia tra la Verità e la Falsità”, Cultural and Scientific Foundation of Martyred Teacher Morteza Mottahari, Pag. 40-41. Disponibile online in persiano: https://3danet.ir/morteza-motahhari-books-pdf/

 

[7] Ali Shariati, La filosofia della storia dell’Islam, Sezione 4. Disponibile online in persiano: http://www.shariati.com/farsi/tarikhdarislam/tarikhdarislam4.html

 

di Mansoureh Tajik

*Tratto da: http://thesaker.is/every-day-is-ashura-every-land-is-karbala/

 

 

 

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